Roma, 30 ottobre 1801

Caro Ausonio,
le vostre traversie e le vostre avventure sono invero degne di un romanzo! Mi trovo a Roma, ospite della tenuta del nostro ormai comune amico, marchese Valentino.

Non avevo mai visitato le sue terre, e devo dire che trattasi di zolle ubertose e ricche.
Il conte Raffaello si dedica a studi di archeologia, ma a modo suo: va cercando per tutte le osterie della città eterna qualcuno che gli serva del vino Falernum. I bettolieri dicono di non averne e gli servono altro vino, che comunque lui degusta in quanto si dice certo che il suo palato saprà riconoscere l'antico vitigno degli antichi romani. Bontà sua, io sento un poco la mancanza dell'idromele, la bevanda ricavata dal miele che è tipica
della mia terra natale. Quanto al La Rocca, credo inutile starvi a spiegare come passi il suo tempo libero, mentre il BBB impiega ore facete sperimentando coltivazioni di canapa e graminacee affini, che poi provvede a fumarsi nella sua inseparabile pipa. L'O' Riordan invece passa lunghe ore nelle stalle, dove mescola sterco di animale con urina e altre sostanze per produrre una sostanza da lui chiamata nitrato, secondo un procedimento che è in uso in Prussia.
Le serate si concludono immancabilmente con l'incredibile figura di Stefano Re,che ci allieta e ci fa rabbrividire con racconti meravigliosi. Giusto ieri ci ha narrato la storia di «Cristina, il carretto infernale»... Che tremori ha provocato, non immaginate!
Sono ben sicuro che, se fosse nato in altro tempo e in altro luogo, sarebbe certamente diventato uno scrittore di fama! Ho notato che anche qui a Roma pare si respiri un poco della nuova frizzante aria d'oltralpe. La rivoluzione è come quei fiori che nel nord Italia chiamano «dente di leone», che formano al fine della loro vita una palla di esili filamenti bianchi che poi il vento spande per i prati. Similmente, le idee che detronizzarono Luigi XVI paiono permeare anche stati che fino a qualche anno fa si sarebbero detti granitici. E' anche opportuno aggiungere che la Francia di oggi non è molto simile a quella del 1789, le forze rivoluzionarie d'origine si sono via via smagrite per lasciare spazio a una nuova classe dirigente.
Dal nostro punto di vista possiamo osservare con interesse le dinamiche di questo avvenimento nuovo e grandioso. Non vi nascondo, Ausonio, che la rivoluzione (e ultimamente quel Bonaparte che tanta popolarità riscuote non solo sui campi di battaglia) potrebbe rappresentare qualche cosa di buono anche per me. Sia ben chiaro, da duca quale io sono qualcuno arriverebbe a pensare che io parli contro il mio interesse e abbia perso il senno, come l'Orlando del vostro insigne scrittore. Tuttavia, sono convinto che il nuovo sistema di potere che va instaurandosi a Parigi, meno inquieto e più riflessivo di quello che ghigliottinò il re, sia più accomodante ma non rinunci interamente a portare avanti delle istanze di uguaglianza che, se non portate all'estremo, solamente posson giovare all'umana comunità. Che ne pensate? Inoltre, sapete quanto noi lituani si abbia in odio lo zar e il giogo russo. Ci fu un tempo in cui la nostra patria dominava l'Europa orientale dal mar Baltico al mar Nero, e ora?
Che ne è del nostro glorioso passato? E' tempo di riscossa, per Diana! E se la Francia rivoluzionaria ci può aiutare, ben venga l'aiuto di tale forza! Per questo vi dico che, se l'ascesa (che già ora pare inarrestabile) di questo corso ai ranghi del potere continuerà, non sarebbe poi tanto assurda l'idea di vedermi un giorno al suo servizio.
Per quanto riguarda il resto, il Pipistrone rimane nelle nostre mani e si busca ogni giorno la sua buona dose di bastonate. Non pensiate che noi siamo dei barbari violenti, il problema è che costui pare realmente incorreggibile: nonostante noi gli si dia da mangiare e da bere, l'altro giorno addentò uno stivale del conte (con all'interno il nobile piede bresciano) perché nella penombra della cella l'aveva scambiato per un voluminoso pezzo d'abbacchio.
Alla fine, mi si perdoni il gioco di parole, il Pipistrone ne uscì assai abbacchiato, dopo aver stretto nuovamente amicizia col ferreo fiasco del Raffaello. Ma del resto, che ci possiam fare? Attendo vostre nuove qui, presso il marchese.

A presto, e porgete i miei saluti a tutti i vostri cari in Oltresele.