Le altre lettere del conte

Napoli, 30 Agosto 1801

Ausonio Carissimo,

da tempo son tornata qui nel Regno di Napoli e con una buona dose di fortuna, son riuscita ad avviare una piccola rivendita di pane e di dolci.
Ecco che ieri l'altro si raccontava qui in negozio di un figlio del Conte Ranieri andato in visita a Roma, mi siete venuto in mente voi! Quanto tempo che non vi vedo!, come sapete, per sfuggire alla furia delle battaglie, fui mandata a studiare in Francia ed ebbi modo di dar sfogo alla mia passione per i dolciumi, anche per placare la tristezza di esser lontana da casa. Poco mi è bastato per confermare il dubbio che eravate voi il Conte d'Oltrsele partito per Roma! Come potete immaginare, un nuovo negozio è sempre motivo di attrazione e in questi tempi di incertezza fa ben piacere rasserenare l'animo passando per la gola, e un animo rasserenato è ben propenso anche a scambiar due parole con chi è ben disposto ad ascoltare! Voci su di voi ne giran molte sapete? qualcuno suggerisce che siete andato ad affinar l'arte degli affari, altri che state scappando da un attentatore, meglio per me credere che fuggiate da un marito geloso!
Desiderosa di saper almeno che state bene mi sono permessa di lasciare questa mia a vostro Fratello Cesare che ha promesso, quantomeno, di provare a passare a salutarVi durante il suo viaggio verso nord.
Spero non vi arrechi dispiacere questa intraprendenza e che possiate, vogliate rispondermi anche usando il medesimo mezzo da me sfruttato per scriverVi.
Addio. A presto.
Grazia Antonia

P.S: quando tornerete qui, passate dentro in negozio ho un nuovo dolce da farvi assaggiare ...
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Ciudad del Molino Blanco  16 Settembre 1801

Avenida A. Banderas 112

Illustrissimo Conte Massimo Ausonio Ranieri,

mi permetto di importunarVi nel ricordo dell’entusiasmo da Voi dimostratomi alla rappresentazione della Locandiera” in quel di Venezia, ove fu tale la foga dei Vostri applausi da spellarVi le mani e del rimedio postovi dalla nostra comune amica, la Contessina Inorrena Comodina, sotto forma di impiastro che fu cagione di disgrazia peggiore del male primario.
Voi correste alla più vicina fonte, ma inciampaste nel selciato finendovi a testa in giù e gettaste nel panico i
cavalli che vi si abbeveravano.
La Vostra signorilità si manifestò nell’assoluta “nonchalance” ed eleganza di comportamento che è tipica
della Nobiltà e che desta in me grande ammirazione.
Pure entusiasta di me fu tal Siffredo La Rocca che ebbe l’ardire di intrufolarsi nel mio camerino eludendo
la folta schiera di ammiratori in attesa nel corridoio a esso antistante.
Mai pensai che potesse accadere che alcuno osasse tanto, sicchè egli mi vide attendere alle operazioni di
strucco, con la mente ancora pervasa dalla recita ed ebbra degli applausi, tanto da non accorgermi della
inaspettata presenza.  

Scaltro il messere!
In silenzio mi colse nell’intimità e quando fui conscia di essere osservata feci un balzo, ma non un grido mi
scaturì: ebbi solo l’istinto di coprirmi con un mantello di scena!
Fu, devo dire, galantuomo!
Lusingommi alquanto magnificando le mie doti d’interprete e i suoi occhi vagavano vispi…
“… suvvia Siffredo, un uomo di mondo come voi che si perde con un’attrice…” sussurai.
“ma voi non siete un’attrice, siete divina… e quell’accento, quella malizia che vi pervade…”
“Adulatore…adulatore!!!”
Caro Conte, la situazione, non lo nego, mi turbava! Quel simpatico mascalzone non mi toglieva gli occhi di
dosso, mi stordiva di parole, ma mi procurava un sorta di piacere e di calore…
… iniziò con questi giochi verbali piacevolissimi per un’attrice… capirete, magnificò persino il mio abito
da scena con le sue cinquanta sfumature di grigio… continuò, con più foga, con paragoni entusiasmanti…
disse che il mio viso in particolari momenti assumeva le sfumature dell’ “Estasi di Santa Teresa” niente di
meno… poi preso da un incontenibile entusiasmo magnificò le mie più intime e nascoste doti e capacità
trovandomi aperta a quelle lodi con una gioia e un’ adesione che francamente mi stupirono… per il
Vostro amico ero insieme Talia, Calliope, Tersicore e Melpomene e egli… egli era Apollo... in un crescendo
simile a un “allegro con fuoco” culminante in una esplosione di incontenibile soddisfazione che ci lasciò
reciprocamente senza fiato e senza più capacità di lodi da parte sua e ricusazioni da parte mia!

Mai un omaggio, e modestamente sono usa a esserne oggetto, fu così forte, appagante e intenso anche se
fugace e, ammetto: se alla prossima recita volesse nuovamente portarmi il suo omaggio certamente non lo
disdegnerò!
Fuori intanto la schiera degli ammiratori vociava e qualcuno bussò. Dissi a Siffredo di nascondersi dietro
la specchiera e sospirai quando vidi Lucia entrare rossa e trafelata per la grande fatica di domare la calca;
Lucia è una cara ragazza che mi aiuta con il trucco e nella vestizione e ogni tanto indugia, con la scusa di
aggiustare qualcosa, in carezze alle quali accondiscendo, perché, caro Conte, Vi confesso di non disdegnare.
Orbene, vedendomi agitata e coperta del solo mantello, la ragazza dopo una breve esitazione mi ricoprì e
io, incapace d’ogni reazione caddi incurante di Siffredo nascosto dietro lo specchio!


Caro Conte mi scuso per queste confidenze forse impertinenti e importune per un uomo del Vostro rango,
ma che volete, non so se il La Rocca ne abbia parlato in giro; se si trattasse di un gentiluomo non avrebbe
dovuto, ma diciamo che così non è, e comunque lo perdono volentieri!
Non voglio tediarVi oltre con questa storia, se vorrete ne riparleremo in seguito. Piuttosto, questa mia è perché ho saputo che la Vostra persona è oggetto di disegni malevoli. Chi può tramare contro una nobiltà d’animo siffatta?
Se posso esserVi d’aiuto non esitate a chiedere. Come potete immaginare la mia arte mi porta a
conoscenze anche importanti e, se vi può interessare, nel mio peregrinare mi segue l’ombra protettrice di
almeno un paio di alti prelati attualmente molto in voga.
Pensateci, se vorrete ne riparleremo.

Vostra devotissima Bianca Gallina.