Tenute del Marchese Valentino 20 Settembre 1801


Vytis carissimo
E’ bello cogliere dalle Vostre righe la consapevolezza di poter essere compreso nella triste condizione in cui versa la mia persona. Ho intercesso per la Vostra compagine e il Marchese Valentino sarà ben contento di poter rendere il più confortevole possibile il Vostro eventuale soggiorno nella città dei Papi.

Per quel che mi concerne sappiate che la villa di campagna del Marchese Valentino è una superba magione immersa in una campagna lussureggiante; persino una pessima compagnia come quella del Tagliamano risulta, se non apprezzabile, quanto meno sopportabile in questo luogo così ameno. Ma andiamo con ordine poiché del Tagliamano ti scriverò in seguito.
Vi lasciai mentre ero in attesa della visita della De Perro. In realtà mentre attendevo l'incontro si palesò all'ingresso il calesse della Vedova Volpe che, illuminata dal mio intervento orchestrato con i garzoni di casa De Mattei, mi volle al suo fianco per la perlustrazione di quel giorno.
Due donne che cercavano di me nello stesso tempo! Vi confesso che una simile coincidenza non era mai capitata, forse perché, a causa degli eventi, finora la mia vita era stata devoluta allo studio dei marchingegni o alle cospirazioni di palazzo. Non pensate che abbia dimenticato le disavventure di chiesa del Gesù, la lettera della S.I.A.E. o Don Valli; sto solo tentando di rinfrancare il mio spirito con l'avventura amorosa. 
La mia poco influente persona può permettersi di distaccarsi dalle nefandezze politiche per cercare altro sollazzo. Non voglio neanche lontanamente immaginare chi, costretto dalla vita di palazzo siede in scranni di potere, e, desideroso di alleggerire le sue questioni, si arrabatta come può, magari anche con donne di malaffare.
Eppure nonostante queste frivolezze le cose mutano anche qui, nei dintorni di villa De Mattei; ora, durante i ritrovi che ogni tanto avvengono nelle ville di campagna, la De Perro non smette di decantare le mie abilità di mago custode di arcani segreti, quando non si esibisce con le sue romanze, quali Voi conoscete ben bene. 
Questo, non vi nascondo amico mio, da un lato mi lusinga, ma dall'altro ha riscosso l'attenzione da parte di soggetti spesso non raccomandabili. Da Roma si sta facendo vedere sempre più spesso una coppia di Prussiani che si vanta di essere in ottimi legami con il Camerlengo. La cosa non mi rende il cuore colmo di gioia e mi fa sovvenire solo i malefici sotterfugi di Don Valli. Lui è Julius Von Treffen conte di non so quale regione del Palatinato e si accompagna con una donna biondiccia, una certa Marzela Anghelson, che, a suo a dire si interessa di traffici di foraggio per la Baviera. Amico mio, questi germani d'oltralpe son buoni ad ammazzare anche i draghi!
Decisi dunque di evitare per un po' di frequentare i consueti ritrovi romani. Questo mi permise di raffinare un'arma decisamente originale che purtroppo costò cara al nostro comune amico tiratore.
Ma non temete! Già vi vedo sobbalzare sulla sedia all'immagine dei resti mortali del caro Andrè Tagliamano. Lasciate che vi racconti tutto con ordine.
Come scrissi poco prima sono riuscito a mettere a punto un'arma decisamente maneggevole che può restare nascosta dentro una manica e allacciata all'avambraccio. Immaginate una piccola balestra , che invece di essere solitamente imbracciata, sia disponibile già carica tendendo il braccio. Una piccola leva all'altezza del palmo permette di scagliare, uno per volta , fino a cinque quadrelli ad una distanza di quasi trenta passi. 
Un'arma del genere la dimenticate di aver indosso. La settimana scorsa, mentre cercavamo nelle vicinanze di villa De Mattei il povero Tagliamano capitò l'imprevedibile.
Il tapino stava tentando la fuga occultandosi in un cespuglio, ma l'olfatto dei cani si fa un baffo di simili sotterfugi e così il Tagliamano, sentendosi scoperto ricominciò a correre. Io ero a cavallo e lo vidi,agitandomi per ottenere l'attenzione del Marchese e degli altri cercatori; puntai il dito verso la direzione in cui stava correndo il disgraziato.
Non volle il Padreterno che per un movimento del cavallo innescai la molla? In questo modo un dardo partì dalla mia manica colpendo il Tagliamano di striscio alla guancia destra. L'evento lasciò di stucco il poveretto che, sentendosi bersagliato, piegò bruscamente alla sua sinistra, luogo in cui sorgeva un magnifico olmo che invero tremò con tutte le sue foglie quando la testa del Tagliamano gli finì contro.
Il poveretto caracollò su un lato e iniziò a seguire il naturale declivio del terreno che lo portò inesorabilmente a farsi un bagno nel vicino gelido torrente.
Oh Vytis, temetti di aver commesso un omicidio. Il disgraziato non si alzava più. 
Lo rialzammo di forza e a suon di schiaffoni lo svegliammo dal torpore. Iniziava a farneticare, ma stavolta biascicava, e suoni senza senso uscivano dalla sua bocca.
Come un sol'uomo caricammo il Tagliamano sulla groppa del cavallo e ci incamminammo verso un monastero di francescani che, a detta del Marchese, distava solo due ore da ove ci trovavamo.
Consegnammo il fardello ad uno dei frati meno religiosi e più pingue che io abbia mai visto: Fra Marino Boggioni, di origini lombarde. Resto ancora convinto che aprì il portone con un suono gutturale che sembrava più un'imprecazione che un saluto. Il suo alito denunciava la fermentazione di un ottimo vino nel convento e senza aspettare le nostre spiegazioni si caricò quello che, al suo confronto, sembrava un corpicino, sulle spalle e lo portò in infermeria.
Così abbiamo relegato nelle mani sapienti dei monaci francescani quell'anima, consci del fatto che qualsiasi cosa decidano di fare può essere solo che degna di lode.

A presto Vytis