Vytis carissimo
E’ bello cogliere dalle Vostre righe la
consapevolezza di poter essere compreso nella triste condizione in cui versa la
mia persona. Ho intercesso per la Vostra compagine e il Marchese Valentino sarà
ben contento di poter rendere il più confortevole possibile il Vostro eventuale
soggiorno nella città dei Papi.
Per quel che mi concerne sappiate che la villa di campagna del Marchese
Valentino è una superba magione immersa in una campagna lussureggiante; persino
una pessima compagnia come quella del Tagliamano risulta, se non apprezzabile,
quanto meno sopportabile in questo luogo così ameno. Ma andiamo con ordine
poiché del Tagliamano ti scriverò in seguito.
Vi lasciai mentre ero in attesa della visita
della De Perro. In realtà mentre attendevo l'incontro si palesò all'ingresso il
calesse della Vedova Volpe che, illuminata dal mio intervento orchestrato con i
garzoni di casa De Mattei, mi volle al suo fianco per la perlustrazione di quel
giorno.
Due donne che cercavano di me nello stesso tempo! Vi confesso che una simile coincidenza non era mai capitata, forse perché, a
causa degli eventi, finora la mia vita era stata devoluta allo studio dei
marchingegni o alle cospirazioni di palazzo. Non pensate che abbia dimenticato
le disavventure di chiesa del Gesù, la lettera della S.I.A.E. o Don Valli; sto
solo tentando di rinfrancare il mio spirito con l'avventura amorosa.
La mia poco influente persona può permettersi di
distaccarsi dalle nefandezze politiche per cercare altro sollazzo. Non voglio
neanche lontanamente immaginare chi, costretto dalla vita di palazzo siede in
scranni di potere, e, desideroso di alleggerire le sue questioni, si arrabatta
come può, magari anche con donne di malaffare.
Eppure nonostante queste frivolezze le cose
mutano anche qui, nei dintorni di villa De Mattei; ora, durante i ritrovi che
ogni tanto avvengono nelle ville di campagna, la De Perro non smette di
decantare le mie abilità di mago custode di arcani segreti, quando non si
esibisce con le sue romanze, quali Voi conoscete ben bene.
Questo, non vi nascondo amico mio, da un lato mi
lusinga, ma dall'altro ha riscosso l'attenzione da parte di soggetti spesso non
raccomandabili. Da Roma si sta facendo vedere sempre più spesso una coppia di
Prussiani che si vanta di essere in ottimi legami con il Camerlengo. La cosa
non mi rende il cuore colmo di gioia e mi fa sovvenire solo i malefici
sotterfugi di Don Valli. Lui è Julius Von Treffen conte di non so quale regione
del Palatinato e si accompagna con una donna biondiccia, una certa Marzela
Anghelson, che, a suo a dire si interessa di traffici di foraggio per la
Baviera. Amico mio, questi germani d'oltralpe son buoni ad ammazzare anche i
draghi!
Decisi dunque di evitare per un po' di
frequentare i consueti ritrovi romani. Questo mi permise di raffinare un'arma
decisamente originale che purtroppo costò cara al nostro comune amico tiratore.
Ma non temete! Già vi vedo sobbalzare sulla sedia
all'immagine dei resti mortali del caro Andrè Tagliamano. Lasciate che vi
racconti tutto con ordine.
Come scrissi poco prima sono riuscito a mettere a
punto un'arma decisamente maneggevole che può restare nascosta dentro una
manica e allacciata all'avambraccio. Immaginate una piccola balestra , che
invece di essere solitamente imbracciata, sia disponibile già carica tendendo
il braccio. Una piccola leva all'altezza del palmo permette di scagliare, uno
per volta , fino a cinque quadrelli ad una distanza di quasi trenta
passi.
Un'arma del genere la dimenticate di aver
indosso. La settimana scorsa, mentre cercavamo nelle vicinanze di villa De
Mattei il povero Tagliamano capitò l'imprevedibile.
Il tapino stava tentando la fuga occultandosi in
un cespuglio, ma l'olfatto dei cani si fa un baffo di simili sotterfugi e così
il Tagliamano, sentendosi scoperto ricominciò a correre. Io ero a cavallo e lo
vidi,agitandomi per ottenere l'attenzione del Marchese e degli altri cercatori;
puntai il dito verso la direzione in cui stava correndo il disgraziato.
Non volle il Padreterno che per un movimento del
cavallo innescai la molla? In questo modo un dardo partì dalla mia manica
colpendo il Tagliamano di striscio alla guancia destra. L'evento lasciò di
stucco il poveretto che, sentendosi bersagliato, piegò bruscamente alla sua
sinistra, luogo in cui sorgeva un magnifico olmo che invero tremò con tutte le
sue foglie quando la testa del Tagliamano gli finì contro.
Il poveretto caracollò su un lato e iniziò a
seguire il naturale declivio del terreno che lo portò inesorabilmente a farsi
un bagno nel vicino gelido torrente.
Oh Vytis, temetti di aver commesso un omicidio.
Il disgraziato non si alzava più.
Lo rialzammo di forza e a suon di schiaffoni lo
svegliammo dal torpore. Iniziava a farneticare, ma stavolta biascicava, e suoni
senza senso uscivano dalla sua bocca.
Come un sol'uomo caricammo il Tagliamano sulla
groppa del cavallo e ci incamminammo verso un monastero di francescani che, a
detta del Marchese, distava solo due ore da ove ci trovavamo.
Consegnammo il fardello ad uno dei frati meno
religiosi e più pingue che io abbia mai visto: Fra Marino Boggioni, di origini
lombarde. Resto ancora convinto che aprì il portone con un suono gutturale che
sembrava più un'imprecazione che un saluto. Il suo alito denunciava la
fermentazione di un ottimo vino nel convento e senza aspettare le nostre
spiegazioni si caricò quello che, al suo confronto, sembrava un corpicino,
sulle spalle e lo portò in infermeria.
Così abbiamo relegato nelle mani sapienti dei
monaci francescani quell'anima, consci del fatto che qualsiasi cosa decidano di
fare può essere solo che degna di lode.