Tenute del Marchese Valentino 2 Settembre 1801

Beneamato Vytis
Perdona se non sono più chiaro sulla mia sede, ma preferisco che tu mi scriva a Roma in modo che il garzone del Marchese possa portarmi la lettera senza essere intercettato.
La vita di campagna scorre secondo i ritmi delle stagioni anche qui nelle tenute del Marchese Valentino. 
Il tempo è caldo e le proprietà fruttano gestite da mezzadri e soccidari; non vi nego che a volte rimpiango le mie tenute d'Oltre Sele, e la mia mente spesso si perde su qualche dettaglio che mi rimanda ai bei tempi di gioventù in cui mio padre, per farmi diventar gestore delle terre, voleva che imparassi i ritmi delle vita contadina.
La scorsa settimana sono cominciate le contrattazioni per la prossima vendemmia e sentir parlare si uva, vigne, mosti e cantine mi ha riportato alla mente  un viaggio fatto nelle terre di Bari per cercare un vino prelibato che, in tutte le terre del Reame,  solo nelle tenute del conte Alberto Bano Carlisi riesce e a maturare come si deve. Che caldo, che fatica e quanto tempo impiegammo per attraversare quelle terre che si stendono piatte a perdita d'occhio.
Come vi dicevo la vita tranquilla permette di riorganizzare le idee non solo a me, ma anche a quel guastafeste del Tagliamano, che, calmati gli strepiti dopo la chiesa del Gesù, ora si concede qualche momento di riposo; nonostante abbia tentato più volte di fuggire.
Spesso  i contadini del podere si ritrovano la sera e accendono un piccolo focherello per tramandarsi brevi conti di storie strane ambientate in questi luoghi; il più bravo tra loro, il vecchio Stefano Re, riesce a detenere l'attenzione di molti per quasi tutta la sera e anche io, nonostante non riesca a cogliere tutte le sfumature del dialetto locale, mi perdo nelle sue descrizioni di apparizioni cimiteriali o di lupi che infestano villaggi; domani sarà sabato e i lavoratori della zona si metteranno in coda per arrivare sin qui e sentirlo parlare. Chissà che farebbe se sapesse scrivere!
Il Marchese è tutto intento a trattar i suoi affari, dunque visita questo suo podere raramente, non più di una o due volte per settimana, questo mi permette di avere una discreta quantità di tempo che posso impiegare come meglio mi aggrada.  Scrivo lunghe lettere, sia ai miei che all'estero, mi diletto come posso nello studio di piccoli arnesi. Devo essere del tutto franco con voi: del dispositivo che denominate "Pila di Volta" non me ne giunta voce. Dovrei in qualche modo riuscire a informarmi per comprenderne la sostanza.
La lontananza da casa è mitigata da mio Fratello Cesare che è riuscito ad organizzare una piccola spedizione per il nord del Reame si è allungato fin qui portando con sé anche dell'ottimo vino che provvederò ad inviare a Villa della Staffa. Un piccolo assaggio per un animo divino come il suo. Inoltre sarei proprio curioso di capire quali sono le misture curative del tuo nuovo amico, da sempre resto convinto che perpetrare i riti aiuti a mantenere la calma anche nelle situazioni più compromesse.
Non sempre regna la solitudine in queste terre. Con il fatto che tra i boschi si aggira gente di malaffare, spesso al soldo dei razziatori esteri, si è fatto più comune l'invito tra nobili di campagna a ritrovi mondani. Essi si rivelano essere ottimi paraventi per trattar d'affari tra uomini e per tramar sotterfugi tra le mogli. Invero questi ritrovi sono molto interessanti per conoscere abitudini locali, come: passeggiate, incontri al mercato, battute di caccia e incontri clandestini.
Devo essere del tutto onesto con voi, mio caro amico: nelle descrizioni che mi avete fornito del La Rocca pensai che alcuni di quei fatti fossero amorevoli iperboli per passion di scrittura, invece ho potuto constatare con il mio orecchio che più di una matrona ha conosciuto il piazzista libertino celando l'incontro al marito! Che innata malizia che possiedono certe donne! Io di certo non posso contar su simili virtù, ma potendo raccontare, mascherando ben bene, i fatti e le disavventure capitatemi ho avuto la possibilità di raggruppare un piccolo seguito in più di un'occasione. Ottima testa di ponte per allacciar relazioni.
La settimana scorsa provvidi ad ingraziarmi una giovane vedova della zona, la cara Megara Volpe, che come ogni venerdì fa il giro delle tenute più vicine alla sua villa per evitare che qualche brigante usi i suoi boschi come magazzino per le sue rapine. Non fu difficile ottenere tre o quattro stallieri dal marchese Valentino, che si dimostrò essere un'ottima colonna per queste avventure. Studiammo il percorso e in un angusto passaggio segammo un paio di alberi in modo che con un paio di colpi potessero cadere sulla carrareccia  e attendemmo.
Al passaggio facemmo cadere l'albero per bloccar la strada e quando il postiglione di risolse a girar la vettura l'altro albero venne abbattuto per chiudere ogni via. La povera donna, che da quando era stata abbandonata dal marito aveva imparato a trattar al pari di un uomo, non si perse d'animo e uscì per vedere cosa stesse per accadere.
Uno dei ragazzi riuscì a piantare una freccia nel lato della vettura vicinissima alla porta spaventando la donna mentre gli altri tre intimavano al postiglione di cedergli la guida. Il pover'uomo pieno di senso del dovere non cedette ciò che chiedevano e assunse una posizione difensiva cercando di colpire al volto uno dei finti briganti.
A quel punto apparsi saltando il più basso dei due alberi abbattuti e feci fuggire i ragazzacci. Non puoi immaginare lo sguardo di riconoscenza provenire da quegli occhi; si dichiarò così entusiasta di quel provvido incontro da volermi al suo fianco ogni volta che fosse possibile.
Vedi amico mio che succede quando si ha tempo per le facezie!
Non pensare che passi il mio tempo a salvar donzelle come un cavaliere medievale!  A volte penso anche a me.
Giusto ier l'altro, mercoledì, facendo esperienza delle storie del vecchio Stefano Re, cantore d'eccezione, ho proposto alla deliziosissima Caterina de Perro, dichiarandomi collettore di energie ultraterrene, una seduta spiritica con tanto di ossa, teschi e candele per richiamar lo spirito di un suo avo. Scegliemmo il posto, un angolo in una delle stanze al pian terreno, e procedemmo al rito. Tracciammo un cerchio sul tavolo e vi disegnammo una stella. Accendemmo le candele in direzione dei quattro punti cardinali e, posta la testa di morto al centro del tavolo, iniziammo con delle invocazioni generiche per ingraziarci gli spiriti. L'attesa fu interminabile, e mentre guardavo i suoi occhi azzurri accendersi di speranza durante la litania passammo a richiedere una presenza del defunto in questione. Non vi dico lo sguardo di terrore quando la povera Caterina vide passar tra le finestre un sudario fluttuante. Lanciò un urlo di puro smarrimento che spense un paio delle candele poste sul tavolo, mi saltò letteralmente tra le braccia rovesciando il teschio per terra. Non smise di urlare finchè quell'apparizione non svanì e  mi si strinse al petto per molti minuti anche dopo. Che inattesa fortuna direte.
In realtà provvidi ad accordarmi con un giovane garzone di stalla in modo che ad un mio cenno egli agitasse un grande rastrello ricoperto da un ampio drappo bianco sporco di terra correndo di lungo le finestre della stanza e gridando. Complice la scarsa luce e la tensione in breve tutto accadde come stabilito e per il momento posso godere dell'idillio!
a sinistra il ritratto di Caterina de Perro a destra quello di Megara Volpe
Ora devo lasciarvi mio caro amico, attendo Caterina, ma il maggiordomo mi riporta di una vettura alla porta con una freccia piantata su un lato. Oggi è venerdì.

Tuo Sempre Massimo Ausonio.