Roma 20 Luglio 1801

Caro Vytis
Le giornate scorrono piacevoli nell'ospitalità romana del Marchese Valentino.
Scampato al pericolo del Cardinale, ho praticamente trascinato per la collottola il Tagliamano da Napoli a Roma per cercare di venire al capo di questa intricata matassa che mi vede come vittima.
Ora il Tagliamano distende le sue membra stanche in uno dei magazzini del Marchese; un momento di riposo, tra una corveè e l'altra.
Ti confesso che la lettera dei servizi segreti papali che ho sottratto al Cardinale è scritta in una lingua greca. Credo che nasconda un codice che ancora non ho potuto decifrare; l'unica cosa intellegibile sono i caratteri dorati che si stagliano sul frontespizio formando il famigerato S.I.A.E. (nome quantomeno musicale).

Tralasciando i fronzoli dorati eccoti una copia del corpo della lettera:


Mio caro Amico è proprio una ben intricata faccenda.
Per il momento il Marchese Valentino si accompagna alla sua Consorte, Donna Laura, per le serate mondane che succedono tutt’altro che infrequenti tra i palazzi Romani; grazie alla sua amicizia ho potuto sondare i pareri che animano la città.
Il clero è spaccato in due fazioni contrapposte nel gestire l’affare Francese, e al momento i restauratori dell’antico potere papale perdono terreno e si organizzano tramando in mille modi.
Ho avuto la fortuna di conoscere colui che citaste qualche tempo fa; quel tale Igino della Moscovita e devo francamente affermare che la somiglianza che Voi ravvedevate per me è solo una flebile apparenza essendo lui ben più anziano e con il viso più solcato del mio. In realtà il Della Moscovita si presenta come un simpatico affabulatore, ma i suoi modi spicci e a volte un po’guerreschi lo portano ad essere alquanto scorbutico. La servitù spesso ne fa dileggio sottolineando un suo frequentissimo intercalare: “Affermiamolo!”. Uno tra questi, il piccolo Fioretto della Rosa, ne esegue delle precisissime e incalzanti rappresentazioni intrattenendo la cucina tutta! Se non avessi questa incombenza lo porterei con me a Napoli per lanciarlo nel mondo dell’intrattenimento.
Bando alle ciance la situazione in tutta la penisola si sta facendo seria. Vorrei riferirti di notizie inviatemi dalla Contessa Inorrena Comodina che dimora nelle terre dell’Insubria, così lontane nello spazio, ma così vicine negli accadimenti. Spero di farti cosa gradita allegando una copia della lettera che ho ricevuto poco prima di partire da Napoli.
Massimo Ausonio, come state?
Chi vi scrive è la vostra preoccupatissima Inorrena Comodina. Spero che il mio nome non vi giunga nuovo, ma all’opposto, vi sovvengano le lunghe passeggiate e le altrettanto lunghe disquisizioni fatte insieme alla corte di Francesco II  a Vienna.  Mi è giunta la notizia, tapine la mie orecchie, di uno spiacevole episodio capitato in terre d’oltre Sele e, ovviamente il mio pensiero è stato subito per Voi, per Voi e per il Vostro stato di salute. Chiedo venia per l’impeto e il fuoco con cui Vi scrivo queste poche righe, ma le parole sgorgano dalla mia penna al pari di un fiume in piena e Voi sapete bene quanto sia difficile mettere argini alla curiosità e alla passione di una donna in pena per la sorti di un caro amico.
Dunque corrisponde a verità ciò che viene raccontato? Alcuni zotici hanno invero avuto l’ardire di appicare fuoco alla vostra residenza con l’intento di farvi ardere con essa? Ma come è possibile? E perché mai poi?! Una persona piacevole e di raro acume  come Voi vittima di un simile episodio…
Lungi da me la volontà di essere per Voi causa di ulteriori pensieri e grattacapi, ma in nome della nostra amicizia, vi esorto a non sottovalutare la gravità di questo fatto. Perché, vi domanderete a questo punto, la premurosa Inorrena mi scrive queste parole così appassionate?
Mio caro Massimo Ausonio perché anche qui, in terra Insubrica, da sempre luogo di armonia, di lavoro e di fatica, sono capitati fatti incresciosi, invero simili a quelli capitati a Voi.
Dovete infatti sapere che alcuni  facinorosi perdigiorno di verde abbigliati hanno inteso sovvertire le regole sociali cercando di impossessarsi delle ricchezze di alcuni miei amici. Lo spiacevole episodio è stato prontamente portato all’ordine dal cugino del Melzi D’Eril e i facinorosi sono stati debitamente puniti, secondo la consuetudine delle nostre ligie terre, ma guardo con timore al futuro e una certa preoccupazione invade il mio cuore.
Sarò onesta e Vi confesserò che solo nel giardinaggio trovo sollazzo e sollievo da questi gravi pensieri: ho recentemente scoperto di possedere un’innata arte verso la cura delle piante e dei fiori, esseri a dir poco sublimi. Delicati, forti, silenziosi … ah…  quanto avremmo da imparare!   e capaci di ripagare le cure ricevute  con lo splendore dei propri fiori inoltre se si è fortunati qualcuno regala anche potenti estratti da dedicare ai più svariati utilizzi. …
Ora è tempo di congedarvi, attendo trepidante una Vostra missiva.
La vostra cara Inorrena Comodina      

Insieme a queste poche righe la Contessa ha la premura di inviarmi tre flaconi tappati che, mi dice, contengono un veleno assai potente, il suo antidoto e l'estratto concentrato di siero della verità.
Non voglia il cielo che mi capiti di utilizzarli!

A presto Amico mio. Attendo tue nuove presso il Marchese De Mattei

Massimo Ausonio Ranieri