Beneamato Vytis
Vi scrivo dal mio studiolo nella Capitale del Reame. Leggere le vostre facezie mi mette sempre di ottimo umore.
Non
nego che stento a credere ai miei occhi quando mi tratteggi delle
personalità così notevoli, le quali portano al giusto rango di nobiltà
le Nostre Persone attraverso strumenti così inusuali.
Ma di oggetti inusuali ne abbiamo pieno ogni luogo qui a Napoli.
Giusto
ier l'altro mi stavo concedendo una breve passeggiata distensiva quando
notai un cantiere nelle vicinanze di Pazza di San Domenico. Stavano
terminando delle piccole restaurazioni nella cappella dei Di Sangro. Mi
avvicinai e scorsi all'interno le spettacolari macchine anantomiche che
hanno ricoperto di fama così oscura il principe di San Severo. Per
fortuna la furia della Repubblica non si è avventata contro questo
monumento: avremmo perso cotanta conoscenza e mistero.
Bando
ai fatti di sollazzo, con la presente vi devo rendere noto sui fatti
che mi accaddero in seguito alla visita del Cardinale De Biberia. Il
giorno successivo l'invio della missiva a Voi destinata mi mossi per la
Capitale, risoluto a chiedere ragioni su un gesto sì vile qual fu quello
del Cardinale. Chiesi cortesemente di essere ricevuto nel palazzo della
Curia; Ero sicuro che fosse lì; le pareti rimbombavano una tra le più
amate romanze del Cardinale: "Bimbo mio". Una tra le peggiori
prestazioni canore che io abbia mai sentito!
Ad
un tratto si volse la povera perpetua e mi avvertì che il Cardinale
sarebbe stato molto impegnato per quel pomeriggio, ma che avrei potuto
aspettare se non avessi avuto fretta.
Forse
fu la calura, forse furono quei versi storpiati senza ritegno; ma non
me la sentivo di attendere i porci comodi del porporato, e così apersi
la porta dello studio con una certa veemenza scostando la povera donna.
Il De Biberia cantava in piedi in mezzo alla stanza lanciando uno dei
suoi più striduli acuti, ma la mia vista gli ricacciò la voce in gola.
Evidentemente la mia persona lo lasciò di sale credendo di vedere il
Tagliamano al mio posto. Il suo desco strabordava di carte, ma mi colpì
una con una lettera con l'intestazione a caratteri dorati recante la
sigla S(anta) I(nquisitoria) A(lleanza) E(cclesiastica): i temibili
servizi segreti papali!
Come ti scrissi fui cordiale, ma fermo, quando chiesi le ragioni dell'assalto alla mia dimora.
Egli mi rispose con cacofonica risata, mi squadrò da capo a piedi, e mi disse:
-La
vostra genìa di senzadio deve terminare, non cercate di abbindolarmi.
so che fate nell'oscuro dei vostri antri! e io lo impedirò!-
In
principio non capii il significato di quelle parole, infatti lasciai
parlare il marrano di esperimenti e di riti oscuri. Al termine della sua
predica però mi feci un'idea abbastanza chiara: la rivoluzione aveva
portato con se una pletora di ammazzapreti ed ora che era stato
restaurato l'antico potere ecclesiastico toccava alle vittime lavare
l'onta subita, magari togliendo di mezzo anche qualche persona
scomoda...
D'un
tratto avvenne l'impensabile, il cardinale mi si avventò contro
gettandomi le mani al collo, oh Vytis! non ti nego che temetti per la
mia stessa vita anche perchè da una porta segreta alle mie spalle si
affacciò quello che poi scoprii essere il fratello: Ludovico Cristi.
Il maledetto caricò a testa bassa e io feci appena in tempo a vederlo ed ad abbassare il capo.
Non
ci crederai ma riuscirono a colpirsi violentemente e vicendevolmente il
cranio svenendo entrambi sul posto. D'un lampo raccolsi la lettera
dorata e uscii di corsa, ma non prima di aver versato un potente
lassativo nella brocca del Cardinale.
Ritornai
nelle mie tenute, parlai con mio padre, il buon Conte Vincenzo
Cristoforo Ranieri che di malavolgia mi consigliò un viaggio con il
Tagliamano in direzione di Roma dove il suo vecchio amico Marchese
Valentino de Mattei avrebbe potuto ospitarmi.
Ora
mi trovo a far tappa al mio studiolo, come ti scrivevo poc'anzi con la
pessima compagnia del Tagliamano e la poco piacevole lettura del
Cardinale.
Saprò indicarti qualcosa di più serio dalla città dei Papi.
A presto Amico mio, non senza timori.
Massimo Ausonio