Bagnolo, 17 Giugno 1801

Ausonio dilettissimo,
duolemi assai di dover udire simili cose.
Non sia mai che dei villici si prendano giuoco di un nobiluomo quale voi siete! Certo che, con quel piglio con cui vi ha ritratto il vostro pittore di fiducia, sarebbe opportuno sì strigliare ben bene le schiene di quegli zotici, ma almeno si lesinino un poco le nerbate, ché qualche cosa da farvi perdonare l'avete anche voi... E suvvia, scrofa paletta!

Anche voi, ammettetelo, avete un'aria luciferina. Mi ricordate quel gentiluomo pontificio, molto intimo dei Chigi, come diavolo si chiama... Ah, certo: Igino Della Moscovita!
 Però, dunque, carissimo, abbiate la buona creanza di spiegarmi più diffusamente la cagione di quanto voi mi dite. Per quanto io posso dire a voi, sappiate che il Tagliamano da voi citatomi, viene qui soprannominato in un modo che ad un forestiero potrebbe parere assai curioso: egli è infatti detto "l'archibugio facile".
La cosa si spiega con la sua smodata passione per una vecchia spingarda che tiene in casa e che, invece di lasciare a far polvere sullo stipite del camino così come dovrebbe essere, ha la malsana abitudine di portarsi in giro per poi servirsene da buon mestatore qual'è per rovinare feste di matrimonio, cerimonie civili o altro ancora.
Va pure dicendo in giro di essere pronto a mandare al mondo dei più chiunque si azzardi a mettere in discussione le sue virtù militari. Certo che, con quel vecchio arnese che si ritrova tra le mani, colleziona solo risate e pedate nel deretano da parte dei gendarmi locali. Tuttavia, chissà che forse sotto quella fuliggine di incompetenza si celi in realtà un mirabile tiratore. Ora devo proprio andare, l'ho scritta così grossa che mi si sta slogando la mascella per le gran pazze risate.
Rimango comunque a vostra disposizione e cordialmente vi porgo i miei omaggi.